venerdì 20 aprile 2007

TORINO...........................................

TORINO CITTA MAGICA DI MISTERI E MAGIA

Per definire Torino magica bisogna prima dire che il luogo dove sorge una città e il suo orientamento non sono mai scelti per caso, ma il fattore magico-religioso costituisce una parte importante per la nascita dell’insediamento. Torino ha una pianta romana, con il tracciato che apriva le quattro porte d’accesso sui quattro punti cardinali, mentre la via principale seguiva la linea ascendente del sole. La tradizione esoterica vuole Torino come uno dei tre vertici del triangolo della magia bianca, insieme con Praga e Lione, ma anche come punta di un altro triangolo, quello della magia nera, che tocca Londra e San Francisco. Non dimentichiamo che Torino è costruita sul 45° parallelo, segnalato dall’obelisco con in cima l’astrolabio situato in piazza Statuto (uno uguale si trova ad undici chilometri di distanza alla fine di corso Francia). Torino sorge anche alla confluenza di due fiumi, il Po e la Dora, che formano un anello d’acque attorno alla città. Il Po rappresenta il Sole, e quindi la parte maschile, la Dora è la Luna, quella femminile.

Proprio da piazza Statuto, a due passi dalla stazione di Porta Susa, parte il nostro viaggio nei misteri magici di Torino. Questa zona rappresenta il "cuore nero" della città per due motivi: perché si trova ad occidente e quindi, secondo i romani, in posizione infausta per il tramonto del sole, confine tra il Bene e il Male; e perché qui vi era la "vallis occisorum" (da cui prese il nome l’attuale quartiere Valdocco), luogo di uccisione e di sepoltura. La necropoli potrebbe essere vastissima ed estendersi sotto corso Francia, corso Principe Eugenio, via Cibrario e via San Donato, che si diramano a raggiera dalla piazza. Il patibolo rimase per secoli in piazza Statuto, poi i francesi lo spostarono dove ora c’è l’incrocio tra corso Regina Margherita e via Cigna, soprannominato " ‘l rondò dla forca". Coincidenza vuole che dall’aiuola centrale di piazza Statuto si acceda alla sala di comando dell’intero sistema di fogna nera della città; e leggenda vuole che proprio lì si trovi la cosiddetta Porta dell’Inferno.

Da piazza Statuto si percorre via Garibaldi fino all’incrocio con via degli Stampatori e dopo un isolato si raggiunge via Barbaroux, dove sotto la chiesa della Misericordia si racconta ci siano molte salme di giustiziati; da lì si arriva al vicolo Santa Maria, un altro luogo legato alla sacralità. Nella chiesa di Santa Maria di Piazza c’è un quadro della Madonna dipinto molto probabilmente da San Luca, dato che la tecnica pittorica è in stile di quella pompeiana, e se così fosse sarebbe l’unico ritratto della Vergine. In un palazzo vicino, di cui non si conosce l’esatta ubicazione per motivi di segretezza, si dice sia addirittura custodito il Velo della Madonna, un semplice panno nero come era di uso allora. La parte opposta di via Stampatori è via Sant’Agostino; percorrendola si raggiunge via Bonelli, una strada stretta e quasi mai assolata dove abitava il boia di Torino che, sempre vestito di nero, girava per tutta la regione portando una borsa con i suoi "ferri del mestiere". Dopo le ristrutturazioni è impossibile riconoscere l’edificio esatto, ma basta chiudere gli occhi per vivere una strana sensazione di inquietudine.

Da via Bonelli si prende via Bellezia, che dopo via Garibaldi diventa via Botero, alla fine della quale si entra in una delle piazze di Torino, piazza Solferino. Al margine dell’aiuola alberata si trova la Fontana Angelica, luogo magico e misterioso ricco di significati allegorici, che rappresenterebbe la Porta verso l’Infinito. Imboccando via San Tommaso si arriva poi alla piccola piazzetta del Corpus Domini, sede dell’omonima chiesa, dove è ancora conservato il calice protagonista del miracolo più famoso avvenuto a Torino. La tradizione narra di un ladro che aveva rubato l’ostensorio nella chiesa di Exilles; il calice uscì dal sacco dove era stato nascosto e si librò in aria fino a che il vescovo non lo pregò di scendere. Una lapide all’interno della chiesa ricorda l’avvenimento.

Dalla piccola piazza a piazza Castello la distanza è minima. Qui ci troviamo proprio al centro di Torino, il suo "cuore bianco", che gli studiosi dell’argomento localizzano tra la piazzetta Reale e i giardini, in particolare attorno alla fontana dei Tritoni. Il luogo è considerato tale anche perché non bisogna dimenticare che vicino sono custodite preziose reliquie, prima fra tutte per importanza la Santa Sindone, racchiusa nel Duomo. Un esoterista ha spiegato che essa "racchiude in sé i quattro elementi che compongono l’Universo: Terra, Fuoco, Aria e Acqua. E’ nata dalla Terra come un fiore di lino, è stata tessuta dall’uomo, ha viaggiato attraverso l’Acqua, attraverso l’Aria, ossia il tempo, mentre il Fuoco è Cristo medesimo, è la luce, la conoscenza... Nessun incendio potrà mai distruggerla, perché il fuoco è già in essa. Tante volte il fuoco l’ha sfiorata, ma la Sindone ha sempre vinto". La tradizione vuole che chi possiede una reliquia del Cristo le possegga tutte, così nei sotterranei della Basilica di Maria Ausiliatrice si trova una croce fatta con il legno di quella su cui Gesù fu crocifisso, e la leggenda vuole che in un punto della collina torinese sia sepolto il Sacro Graal.

Per restare nella zona di piazza Castello, gli esperti individuano altri due motivi che accrescono la magia di Torino: la presenza del Museo Egizio e delle Grotte Alchemiche sotto Palazzo Madama, dove i Savoia avrebbero protetto chi fabbricava l’oro, meta in passato di maghi e di alchimisti molto famosi. Nella piazza è segnato anche il punto magico assoluto della città: la cancellata di Palazzo Reale, nello spazio compreso tra le due statue equestri dei Dioscuri, Castore e Polluce, che alcuni vedono come la divisione tra la Torino sacra e la Torino diabolica.


Da piazza Castello ci si incammina lungo via Po fino a piazza Vittorio. Oltrepassato il ponte Vittorio Emanuele I sul fiume Po si giunge alla chiesa della Gran Madre di Dio, sotto la quale la tradizione esoterica vuole ci sia sepolto il Sacro Graal. I due gruppi di statue di fronte all’entrata nascondono un significato riservato a pochi, che tante volte e in tanti modi si è cercato di interpretare e che alcuni collegano alle profezie di Nostradamus. Questo personaggio visse per qualche tempo a Torino, in un luogo che si sposta molto dal nostro itinerario e per trovare il quale dobbiamo tornare in piazza Statuto. Da qui si percorre tutta via Cibrario fino a corso Svizzera; piegando leggermente sulla sinistra si imbocca via Michele Lessona, al cui inizio si trovava la "Domus Morozzo", residenza di Nostradamus per tutto il tempo che si fermò a Torino, abbattuta qualche anno fa e di cui non è rimasto nulla; sull’area sorge ora un giardino pubblico.

I MISTERI DI TORINO

MISTERI DI TORINO


Sopra, l'entrata del Museo egizio di Torino.

Torino è considerata la città misteriosa per eccellenza. Punto di incrocio di linee energetiche negative e positive, secondo una leggenda, sarebbe stata fondata nel 1500 a.C. addirittura dagli Egizi. I rapporti della città con l'Egitto sono molto intensi, non per niente Torino ospita il museo egizio più importante d'Europa, secondo soltanto a quello del Cairo. Torino, nell'antichità, ospito tra l'altro, importanti personaggi, come Nostradamus, Cagliostro, Saint-Germain, Fulcanelli e Paracelso. Fin dal '500 fu il luogo d'incontro di tutti gli alchimisti d'Europa, a causa della presunta presenza sotto il Palazzo Reale delle Grotte Alchemiche, luogo propizio naturale per gli esperimenti alchemici. Ho detto "presunta" perché la loro realtà non è stata ancora accertata. Tempo fa, durante i lavori della metropolitana, ci furono dei problemi e i progettisti, per ragioni a noi ignote, dovettero cambiare i loro piani e far deviare la linea della metro di novanta gradi dalla loro traiettoria originale. Non si sa perché. Probabilmente, ostacolati dalla presenza di questo luogo mistico. Ma allora, c'è ancora qualcuno che vi lavora all'interno? Qualcuno di potente, capace di far cambiare agli ingegneri i loro progetti? Ci sarebbe da indagarci sopra.

Fantasmi di Torino

Nella foto sopra, Palazzo Reale, dove è possibile imbattersi nei fantasmi dei Savoia.

Torino, come molte altre città della penisola, ha anch'essa i suoi fantasmi. Se ne trovano a Palazzo Reale, Palazzo Barolo, Palazzo Madama e in altri luoghi della città (tra cui il Castello Medievale sul fiume Po). Stiamo tutt'ora svolgendo delle indagini più approfondite.

A destra, un'immagine della parte più antica di Palazzo Madama.

LE MASCHE - Breve storia delle streghe in Piemonte

Il termine "masca" è un termine dialettale piemontese che indica la "strega", molto diffuso nelle Langhe e nel Canavese.

La "masca", secondo le credenze popolari, è in possesso di facoltà naturali ed opera incatesimi, toglie o indirizza fatture, utilizza medicamenti strani ed eredita la conoscenza dei poteri per via matrilineare dalla madre o dalla nonna. Oltre ai poteri ereditati per via orale, la strega eredita anche il "Libro del Comando", dove con inchiostri di vari colori sono riportati formule e incantesimi.

Nell'immaginario collettivo piemontese, le "masche" hanno un volto sgradevole, la pelle ruvida e scura, la fronte bassa e scavata da diverse rughe. Insomma, la vera immagine della strega cattiva delle fiabe di quando eravamo piccoli. Niente a che vedere con l'arcigna ma affascinante matrigna di Biancaneve.

Nonostante ormai il potere di autosuggestione tipico del pensiero popolare, si sia nel corso del tempo affievolito con l'ingrandirsi delle città e dell'evoluzione industriale, in Piemonte pregiudizi e scaramanzie sono ancora largamente diffusi.

Le streghe putroppo non sono appartenute solo alla fantasia ed anche il Piemonte possiede la sua triste realtà legata ai processi per stregoneria. L'immagine dei crimini commessi realmente o partoriti dalla fantasia di irragionevoli giudici della Chiesa e dei tribunali, portavano ad una sorta di esaltazione e dilatazione dei processi che a loro volta coinvolgevano interi paesi. La donna accusata di stregoneria veniva vestita di un camice bianco e portata in corteo fino al luogo dell'esecuzione.

Un documento del 1474 rinvenuto tra le carte dei conti Valperga di Rivara, ci informa che il 23 settembre 1472, a Forno di Rivara vennero bruciate tre donne del luogo, si sa soltanto che si trattava di tre sorelle. Un altro documento sempre del 1474, riporta invece ben 55 capi d'accusa rivolti a quattro donne di Levone: Antonia De Alberto, Francesca Viglone, Bonaveria Viglone e Margarota Braya la quale riuscì a fuggire ed a evitare il rogo.

A Pollenzo, si narra ancora oggi la leggenda della strega Micilina. Siamo nell'anno 1544 e Micaela Angiolina Damasius, detta appunto Micilina, avanza avvilita per le angherie subite, tra la folla. La poverina venne accusata di stregoneria e condannata al rogo, venne portata su un carro trainato da due buoi bianchi, alla sommità di una brulla collinetta e legata ad un vecchio castagno. La leggenda però vuole che la donna liberatasi dal bavaglio avvolta tra le fiamme, urlasse una maledizione al popolo che la guardava attonito: "Maledetti! Non saranno le fiamme a liberarvi di me, verrà una tremenda guerra che vi sterminerà che terminerà solo quando questi due buoi torneranno bianchi!". A quel punto si udì un tremendo fragore e i due buoi che l'avevano trainata fin lì, da bianchi che erano divennero rossi come il fuoco ed impazziti si lanciarono contro la folla urlante. Ancora oggi su quella collina si possono notare delle strane macchie rosse sul terreno: si dice che sia il sangue della povera Micilina.

Ma un'altra leggenda arricchisce il bagaglio culturale popolare piemontese: quella della Masca zoppa nemica degli amanti. A Villafranca, si narra che nei boschi accanto al paese, le coppiette di giovani amanti sparissero. I corpi degli amanti, venivano ritrovati giorni dopo annegati nel Po. Pare che una strega fosse capitata in paese e che di notte raggiungesse le coppiette appartate prima sotto forma di gatto e poi nelle sembianze di un'avvenente fanciulla che seducendo l'uomo attirava nell'acqua entrambi i giovani fino a farli annegare. Ma una sera un robusto ragazzo decise di eliminare la strega e si appartò con la fidanzata. Appena si vide davanti la graziosa fanciulla nella quale la strega si era trasformata, cercò di non farsi incantare ed incoraggiato dalla fidanzata prese un grosso bastone e picchiò forte contro la strega che recuperate le sembianze reali sparì in una spirale di fumo nero. Ancora oggi a Villafranca quando qualcuno cerca di ostacolare una storia d'amore gli si dice: "Che tu possa zoppicare!"

TEO

LA SACRA SINDONE

Al Duomo di Torino è conservata una delle più importanti reliquie che l'umanità possegga, se non la più importante. Si tratta della Sacra Sindone, cioè del lenzuolo che avvolse il corpo di Cristo dopo la sua agonia sulla Croce, quando venne posto da Maria e Maddalena nel suo sepolcro. Il lenzuolo riporterebbe l'immagine di Gesù per intero, visto frontalmente e posteriormente. Il condizionale è d'obbligo, visto che non si ha la certezza che effettivamente l'uomo di cui rimane l'immagine sia proprio Cristo. Tempo fa il sacro lenzuolo è stato sottoposto ad alcune analisi che avevano suggerito l'idea che esso potesse essere appartenuto ad uno degli ultimi maestri templari, se non proprio a Giacomo di Moley, ultimo maestro del Tempio. Tuttavia, ulteriori studi recenti hanno rivalutato l'idea originaria che il lenzuolo avesse davvero avvolto il corpo di Cristo.

Soprattutto, a prova di tale ipotesi, contribuiscono diverse prove, tra le quali la scoperta della presenza di due monete poste sugli occhi del defunto secondo un'antica usanza (dovevano servire al defunto per pagare Caronte, il traghettatore che li avrebbe condotti attraverso il Lethe negli inferi) appartenenti all'età storica di Ponzio Pilato, governatore romano di quel periodo (prima metà del I secolo d.C.). Inoltre, un'analisi al computer ha rivelato tracce di sangue sul costato dell'uomo e sulla fronte (forse per via della corona di spine). Nel 1997 la Sindone scampò miracolosamente ad un incendio che, tuttavia, la danneggiò in parte. All'interno del Duomo è possibile ammirare una copia a grandezza naturale della reliquia. La vera Sindone è conservata in un'altra parte del Duomo, a sinistra dell'altare, e viene esposta in pubblico solo in rare occasioni. L'ultima volta che ciò accadde fu nei giorni successivi all'incendio del 1997. Rimane comunque il dubbio che l'uomo immortalato possa non essere il Cristo. Ma se non si tratta di lui, di chi si tratta allora? Il mistero rimane, anche perché tale fenomeno è già strano di per sé. Infatti, in condizioni normali, un'immagine così nitida non sarebbe potuta rimanere. Ma allora, come è stato possibile tale prodigio?

Qui a lato è possibile vedere le tracce del corpo immortalato sulla Sacra Sindone, visto frontalmente e posteriormente. Le macchie più scure contornate di bianco sono le parti danneggiate durante l'incendio del 1997, e sono simmetriche perché il lenzuolo era piegato su se stesso.

MAGIA NERA DI TORINO

Magia nera - Torino, con Londra e San Francisco, comporrebbe il temibile triangolo della magia nera.
I luoghi che fanno della città un importante e - ahimè! - rinomato centro di magia nera sono molteplici e provengono da differenti leggende e culture.
Piazza Statuto è il "cuore nero" della città.
Innanzitutto perché si trova ad occidente, posizione considerata nefasta perché vi tramonta il sole.
Inoltre in questa zona, dai tempi dei Romani, c'era la "vallis occisorum", ovvero la necropoli.
PMagia Neraroprio in piazza Statuto si trovava il patibolo, che i francesi trasferirono all'incrocio tra corso Regina Margherita e via Cigna, oggi chiamato "rondò dla forca".
È probabile che i corpi dei giustiziati siano ancora sotto corso Francia e via Cibrario.
E a ben guardare, nel cuore del piccolo giardino della piazza, si trova un tombino... per i più suggestionabili è la Porta dell'Inferno, per i più prosaici conduce al nodo centrale delle fogne nere della città.
All'imbocco della piazza si trova la Fontana del Frejus, costruita in ricordo dei caduti nella costruzione del traforo, che però è stranamente rivolta verso via Garibaldi, e non verso corso Francia e il traforo. Racconta la tradizione che l'angelo che sovrasta l'obelisco sia in realtà Lucifero.
E sempre nei pressi di piazza Statuto, il più vicino possibile al patibolo, abitava un tempo il boia di Torino, per la cronaca in via Bonelli, una strada stretta e quasi mai assolata.
Sempre vestito di nero, girava per tutta la regione portando una borsa con i "ferri del mestiere" e un listino prezzi per ogni differente tipo di uccisione.
A lui, inoltre, toccava punire coloro che avevano fatto fallimento: i condannati venivano battuti ripetutamente su una panca di legno alta circa 10 centimetri e posta nei pressi di via Corte d'Appello, fino a che il legno non cedeva.
La chiesa della Misericordia, in via Barbaroux, consegna al giudizio della Storia queste usanze horror: in teche di vetro sono conservati il registro dei condannati, i cappucci neri, il "bicchierin" dell'ultimo sorso e il crocifisso.
Qui veniva data ai condannati l'estrema benedizione e la sepoltura.
Il Museo Egizio sarebbe un altro elemento a riprova dell'imperio e dell'influsso malefico della magia nera a Torino.
Nel 1824 venne acquistata la collezione di Bernardino Drovetti, costituita da oltre 8000 oggetti tra statue, papiri e stoffe, sarcofagi e mummie, oggetti di bronzo, amuleti, monili e simboli del culto degli dei, oggetti della vita quotidiana e quant'altro.
Orbene, a detta di autorevoli occultisti, alcuni reperti sarebbero dotati di carica benefica, altri di carica malefica.
Il Museo, quindi, sarebbe campo di interminabile battaglia tra le forze del bene e del male. Per fortuna, gli oggetti benefici sembrano essere in maggioranza!
E per non farci mancare nulla, ecco che a partire dal '700, a Torino, compaiono numerose sette di vario genere, esoteriche e/o iniziatiche, a partire dalla Carboneria, la Giovine Italia e la Massoneria, sino ad arrivare alle associazioni di magia.
Ma dove incontrarsi al riparo da occhi indiscreti?
Torino non è certo una città superficiale... una serie infinita e non del tutto esplorata di cunicoli si apre nel sottosuolo: chilometri di gallerie che un tempo erano arterie vive della città, rifugi di guerra e di carestia, ma anche antri nascosti in cui praticare culti e magie proibite.
Così, esplorando la Torino sotterranea, sono state scoperte sotto Palazzo Madama le grotte alchemiche, all’incrocio di grandi linee telluriche e geomantiche.
Qui operavano gli "scienziati" di casa Savoia, incaricati di trovare la Pietra Filosofale per trasformare il "vile metallo in oro".
Vi si accedeva dalla cripta della SS. Annunziata e dai sotterranei del Palazzo.
In virtù della protezione accordata loro dalla "Madama reale", gli alchimisti condussero indisturbati le loro ricerche e furono un richiamo irresistibile per veggenti e sapienti rinomati, come Paracelso.
Invece il taumaturgo infallibile Nostradamus giunse a Torino nel 1556, convocato a corte dal duca Emanuele Filiberto per curare la sterilità della moglie, Margherita di Valois.
Egli riuscì a far nascere l’agognato erede, Carlo Emanuele.
Nostradamus fu "mago" di corte e consigliere "speciale" dei Savoia, ma anche alchimista, astronomo e astrologo.
Soggiornò a poche centinaia di metri da piazza Statuto, in via Michele Lessona, nella villa Domus Morozzo.
Qui era collocata una lapide incisa dallo stesso mago e recante l’enigmatica scritta: "Nostradamus ha alloggiato qui, dove c’è il Paradiso, l’Inferno e il Purgatorio.
Io mi chiamo la Vittoria, chi mi onora avrà la gloria, chi mi disprezza avrà la rovina intera".
Casa Savoia, come ogni famiglia regnante che si rispetti, ha le sue misteriose apparizioni.
La duchessa Maria Cristina di Francia - a voler essere più precisi, il suo fantasma - certe notti passeggerebbe ancora per il suo palazzo.
Si dice che si aggiri per le sontuose sale, sfiorandone nostalgica i muri e riandando con la memoria al bel tempo che fu!
Cristina era la sposa giovanissima di Vittorio Amedeo I. Rimasta vedova ancora giovane nel 1637 assunse il potere in qualità di reggente del figlio Carlo Emanuele II.
E fin qui si spinge la storia ufficiale... Le voci popolari dicono che la bella Madama si "sbarazzasse" senza troppi indugi dei suoi amanti.
Per una singolare coincidenza, tutte le sue fiamme "si perdevano" nelle gallerie sotterranee o scivolavano "accidentalmente" nel Po.
Questi uomini divenuti ormai fantasmi, tornavano a girovagare di notte nei giardini intorno al castello e sotto gli innumerevoli portici della città.
E infine, la splendida collina torinese: tra i suoi boschi e i suoi rovi pare avvenissero strani e oscuri "convegni".
I cittadini più danarosi, per trascorrere il tempo e sfuggire al tedio delle loro esistenze, erano soliti incontrarsi e raccontarsi storie terrorizzanti.
Non a caso i film horror degli anni ‘70 e ‘80 furono ambientati nel capoluogo piemontese e nelle sue ville collinari...
Un titolo per tutti: "Profondo rosso" di Dario Argento. Agghiacciante!

STONEHENGE

Sorto tra il 2800 ed il 1500 a.C., Stonehenge è il compleso megalitico più importante dell'Inghilterra, e forse del mondo. Unico nel suo genere, si trova nella piana di Salisbury, nello Wiltshire ed è formato da una serie di 60 antichi massi di arenaria disposti l'uno vicino all'altro, sormontati da un architrave (quindi abbiamo 30 triliti), in modo da formare un circolo, cui all'interno sono disposte altre pietre, tra cui altri cinque triliti disposti a ferro di cavallo e un piccolo altare di pietra. Secondo la leggenda, costruito in una notte sola dal mago Merlino trasportandone le gigantesche pietre "in volo" dall'Irlanda (cosa improbabile visto che Stonehenge venne completata in diverse fasi di tempo, dal 2.500 al 1.500 a.C. e Merlino, sempre se esistito veramente, sarebbe dovuto vivere circa 2.000 anni più tardi), il complesso megalitico è da sempre collegato dalla tradizione al culto druidico. I Druidi erano gli antichi sacerdoti celtici, presenti in Inghilterra e sul continente fino a che le popolazioni locali non si convertirono al cristianesimo, quindi fino al medioevo. Fino al 1985, i druidi moderni, che poco hanno a che fare con quelli antichi, erano soliti radunarsi per festeggiare il solstizio d'estate a Stonehenge, ma la manifestazione venne abolita dalle autorità, preoccupate che a lungo andare le molte persone potessero danneggiare il grande monumento.

In nord Europa, specialmente in Inghilterra, esistono molte antiche opere in pietra, monumenti megalitici (dal greco mégas = grande, lìthos = pietra) risalenti all'età preistorica (precisamente al periodo neolitico, 8.000/3.000 a.C.). Più precisamente, si distinguono in:

- dolmen (dal bretone doul = tavola, men = pietra), costituiti da due grosse pietre verticali e da un architrave appoggiata sopra su di esse e destinati a servire da camere funerarie;

- trulli (dal greco trùllos = cupola), a forma cilindrica e dal tetto a cono, usati come abitazioni;

- menhir (dal bretone men = pietra, hir = lungo), blocchi monolitici isolati l'un l'altro, alti alcuni metri. Ne conosciamo un esempio importante in Bretagna, a Carnac, circa 120 km a nor-ow di Nantes, dove i molti menhir allineati per lunghe file (alignements) devono essere serviti come monumento/osservatorio.

Più recenti, dell'età del bronzo (3.000/1.200 a.C.), sono i nuràghe, torri cilindriche dal diametro di circa 10 mt, dotate di uno o due piani comunicanti tra loro mediante una scala a spirale interna. Si pensa potessero servire come punti di difesa e come abitazioni dei capi locali. Uno tra i più conservati è quello di Torralba (Sassari). La Sardegna è la terra dei nuràghe. sull'isola ve ne sono stati eretti circa 7.000, tutti risalenti all'età del bronzo.

L'astronomia, per gli antichi, è stata una scienza fondamentale. Essi seguivano i movimenti degli astri nel cielo così come noi oggi sfogliamo il nostro calendario. avere tali punti di riferimento stagionali era molto utile per sapere quando seminare, quando raccogliere, mietere e celebrare certi riti. L'agricoltura era fondamentale nell'antichità, così come lo sarà ancora fino all'età moderna ed ancor oggi, riveste una certa importanza. Così come, era fondamentale rispettare i propri dei, svolgendo rituali legati al movimento degli astri, in particolar modo del Sole e della Luna. Non solo in Inghilterra, anche in Mesopotamia si adorava la dea della Luna (Sin) e, così come in Egitto, il disco solare (Aton). Ma il nome di queste divinità cambiava da tempo a tempo e da luogo a luogo. anche Stonehenge si pensa fosse legato in qualche modo al movimento degli astri ed al cambio delle stagioni e dopotutto, come abbiamo visto, tale cosa non può che sembrarci normale.

BREVE STORIA DEI MEGALITI

- Tardo V millennio a.C.: è l'era delle tombe a corridoio. Di solito, queste tombe, ricoperte da un tumulo, sono state progettate in modo che durante il solstizio d'estate la luce del sole penetri all'interno, per oltre venti metri di galleria, fino ad illuminare la camera più interna. Ciò è la prova che già in epoca preistorica le popolazioni primitive possedevano alcune nozioni astronomiche.

- 3.500 a.C.: tempio di Gigantija, a Malta.

- 3.000 a.C.: tempio di New Grange (Irlanda). Tombe a Los Millares (Spagna).

- 2.500 a.C.: templi di Tarxien a Malta e megaliti nell'Europa centrale.

Inizio dei lavori a Stonehenge. Viene scavata la prima trincea circolare di 108 metri di diametro.

- II millennio a.C.: costruzione dei nuràghe in Sardegna. Ne verranno costruiti fino all'età romana (III secolo a.C.).

- 1.800 a.C.: Continua la costruzione di Stonehenge. Interessante notare che durante questa fase vengono erette una doppia serie di "pietre blu", provenienti dai monti Prescelly, nel Galles, distanti via terra più di 300 km dal sito.

- 1.600 a.C.: Stonehenge viene completata mediante l'erezione dei triliti di arenaria, sia il circolo che il ferro di cavallo più interno.

- 1.000 a.C.: Teste colossali a La Venta, Messico.

- 1.000 d.C.: Vengono eretti i colossali "testoni" dell'isola di Pasqua, nel Pacifico meridionale.

HIGHGATE E I CIMITERI INGLESI

Prima che antibiotici e altri farmaci di recente introduzione venissero scoperti, le visite al cimitero erano normale e banale routine. Il grande numero di amici e parenti estinti, obbligavano la gente a recarvisi in visita anche quotidianamente, rendendo così necessario che detti cimiteri fossero spaziosi e ben curati, accoglienti per i morti quanto per i vivi.
In virtù di questo fatto, non è raro scoprire come questi luoghi nascondano il più delle volte inaspettate geometrie, strabilianti architetture, ingressi, loggiette, cappelle e squisiti tempietti in stile principalmente neoclassico e gotico.
C'è inoltre da aggiungere che, se fino ad un certo momento le persone vennero per tradizione sepolte nei piccoli cimiteri adiacenti alle chiese, con l'abbandono dei paesi per la città in cerca di lavoro e il conseguente incremento della popolazione, si rese necessaria la costruzione di strutture indipendenti atte alla sepoltura delle salme.

Vere e proprie Compagnie vennero pertanto incaricate di occuparsi della progettazione di questi "cimiteri" (parola che deriva dal greco e significa pressappoco "luoghi di riposo") ed il 1840 viene storicamente identificato come l'anno del boom: l'anno della "Grande Era dei Cimiteri Municipali". Dal punto di vista artistico, influenze greche, romane ed egiziane dominarono la prima metà del 19° secolo, gotiche la seconda. In aggiunta alle infinite varietà di stili già presenti, non mancano raffinati mausolei e catacombe, ossia stanze sotterranee nelle quali a parete venivano scavate nicchie che andavano a contenere le bare allineate. Il cimitero vittoriano con il suo campionario di templi greci, urne ed obelischi egiziani ed archetti gotici, rappresenta appieno l'attitudine del tempo. L'Highgate Cemetery, Londra, fondato nel 1836 da Stephen Geary è sicuramente uno dei luoghi più rappresentativi e pittoreschi che si possano prendere in esame. Mentre nella zona Est (più recente) è attualmente consentito passeggiare liberamente, la Ovest è accessibile al pubblico solo in compagnia della locale guida che, oltre a garantire l'incolumità dei visitatori, delizia ed intrattiene gli ospiti con spiegazioni e citazioni di carattere storico, artistico e naturalistico. In passato, quando la struttura era "operativa", il costo di una singola funzione era piuttosto alto e spesso rappresentava un quarto dello stipendio annuale della famiglia (senza contare il costo del monumento vero e proprio!) in quanto si pretendeva che lo stato sociale dei defunti si rispecchiasse nella grandiosità dei monumenti funebri e negli epitaffi gloriosi e pomposi. A volte, le processioni di congiunti che accompagnavano il feretro si dipanavano per diverse miglia, mentre a nullatenenti e morti in seguito ad epidemie venivano riservate fosse comuni e sepolture silenziose. Interessante il simbolismo delle raffigurazioni: angeli e cherubini rappresentano la pietà di fronte alla morte, le colonne spezzate rappresentano una vita interrottasi precocemente o a seguito di una disgrazia, l'ancora rappresenta la speranza, la torcia rivolta verso il basso è sinonimo di una vita smorzata. Anche i fiori scolpiti detengono un significato nascosto: lilla per la pietà, edere per la vita eterna e rose per la purezza di chi è, ormai, senza più peccato. Praticamente abbandonato e dimenticato nel corso delle due Guerre, Highgate, ha sviluppato nel corso di pochi anni una flora ed una fauna invidiabili che lo rendono per il Paese una risorsa da salvaguardare alla stregua di un Parco Naturale. Volpi, scoiattoli, svariate specie di insetti, farfalle e uccelli e altri animali (rane, bisce) vivono da sempre tra lapidi e tombe in una bizzarra associazione di vita e morte, rincorrendosi tra querce, limoni e roseti. Fin dal 1980/81 l'associazione di volontariato FOHC (Friends Of Highgate Cemetery) si occupa della conservazione, ricostruzione e mantenimento del cimitero, della potatura delle piante, dell'irrigazione e persino della ricostruzione dei monumenti danneggiati dall'usura o dai non rari atti di vandalismo. Per questo motivo, e solo per questo, all'ingresso viene chiesto un piccolo contributo in denaro. Molto si potrebbe ancora aggiungere. Si potrebbero analizzare i materiali impiegati (dalla pietra, al marmo, alle pietre dure), le tecniche di lavorazione e di costruzione, i personaggi storici più o meno noti ivi sepolti (Carl Marx nell'ala Est di Highgate ad esempio, e altri individui perlopiù noti al solo popolo britannico!!) ma probabilmente finiremmo col perderci nella quantità enciclopedica delle informazioni reperibili. Al di là di quanto detto sopra, si può senza ombra di dubbio affermare che l'alone di sacralità che aleggia per gli stretti sentieri dei cimiteri inglesi, la loro atmosfera sognante, sfuggente e fuori dal tempo è qualcosa di unico e di irriproducibile. Da notare come, in Inghilterra, il cimitero non venga considerato un luogo triste, lugubre e greve come da noi ma, al contrario, goda di stima e rispetto fino persino ad essere considerato un'importante luogo di aggregazione. Non è pertanto raro imbattersi in persone che fanno di questi "sleeping places" posti in cui trascorrere le loro giornate riflettendo, passeggiando, riposando oppure studiando, fino a farne la sede di rappresentazioni teatrali o eventi musicali. Highgate Cemetery - 6, Swains Lane - London

"TEO"

I BAMBINI VERDI

Nel Suffolk, in Inghilterra, nel 1150 circa, alcuni contadini del villaggio di Woolpit trovarono in una delle buche scavate come trappola per i lupi due bambini. Erano un maschio e una femmina ma completamente verdi: abiti verdi, capelli verdi e persino la pelle verde. Quando venne loro chiesto da dove provenissero i bambini risposero in una strana lingua che i contadini non riuscirono a capire, quindi decisero di portarli dal signorotto locale, Sir Richard de Calne. Dopo averli esaminati, stupefatto, ordinò di portare loro del cibo ma, pur sembrando molto affamati, rifiutarono di mangiare qualsiasi cosa venisse loro offerta. Finalmente qualcuno portò un piatto di fagiolini verdi che i bambini mangiarono subito, forse per via del loro colore. Per giorni mangiarono solo fagiolini verdi ma col passare del tempo provarono ad assaggiare altri cibi e circa un mese dopo mangiavano normalmente.
Il maschio però purtroppo morì dopo poco mentre la bambina si ambientò abbastanza bene, le venne insegnato l’inglese e raccontò così la sua storia. Disse di provenire da una terra “cristiana” chiamata St. Martins in cui tutto era verde, case, persone, animali e dove non c’era il sole ma solo una luce fioca; al di là di un fiume però vedevano una terra diversa, una terra piena di luce. Disse di essere figlia di un pastore che affidava il gregge a lei e al fratello e proprio mentre erano al pascolo furono travolti da una tromba d’aria e si ritrovarono a Woolpit. In seguito modificò la versione e disse che lei e il fratello sentirono un suono di campane e lo seguirono. Scoprirono un passaggio sotterraneo e dopo qualche esitazione lo percorsero fino a scoprire una terra diversa dalla loro e mentre la esploravano erano caduti nella trappola per lupi. In seguito la bambina perse la sua colorazione verde e sposò un uomo di King’s Lynn.

* La storia dei bambini verdi è raccontata da due storici medievali, Ralph of Coggeshall e William of Newburgh.
* A nord-ovest di Woolpit sono presenti miniere di silice risalenti all’Età della pietra; forse i bambini verdi sono passati attraverso una di quelle miniere, situate nella foresta di Thetford.
* Si pensa che la fiaba popolare “ I bambini del bosco” sia basata su questo episodio, infatti le prime versioni dicono che i bambini, prima di essere abbandonati nella foresta di Thetford, fossero stati avvelenati con l’arsenico il quale può dare alla pelle una colorazione verdastra.
* Forse la strana lingua parlata dai due bambini era solo un dialetto che a Woolpit non era capito.
* La pelle può assumere una colorazione verdastra in seguito ad una malattia chiamata clorosi, che può peggiorare con una dieta sbagliata. Dato che i bambini rifiutavano qualsiasi cibo che non fosse verde è probabile che avessero un’alimentazione sbagliata.

lunedì 16 aprile 2007

GENOVESI

BARZELLETTE SUI GENOVESI

-Un Genovese al gabinetto, gli cade un EURO nella tazza, sta un po' a pensarci poi decide... ne butta dentro un altro: "Adesso ne vale la pena raccoglierli!"

-Un genovese torna a casa dopo aver comprato una costosa bottiglia di vino. Sulle scale di casa scivola e cade a terra. Poco dopo sente del liquido colare sulla schiena... "Dio, speriamo che sia sangue..."

-Un genovese ordina un doppio whisky. Sta per bere, quando si accorge di una mosca che nuota all'interno. Con aria furente la tira fuori dal bicchiere e l'appoggia sul tavolo, premendola tra le dita. "Sputa, bastarda, sputa!"

-Su una lapide di un cimitero genovese: "Qui giace Punin, che morì in una rissa scatenata per raccogliere 5 centesimi trovati per terra..."
sulla lapide a fianco: "Qui giace suo fratello, che morì d'infarto per non essere riuscito a partecipare alla rissa..."

-In prigione a Genova: «Perché sei qui tu?»
«Perché ho rubato dei gioielli infrangendo la vetrina con una mazza»
«E ti hanno preso sul fatto?»
«No, il giorno dopo quando sono andato a riprendermi la mazza!»

-Cos'è il moto perpetuo? Un genovese che rincorre uno scozzese che gli deve dei soldi...

-Dei genovesi rimangono bloccati da una tormenta di neve in una baita. Alcuni giorni dopo arrivano i soccorsi e bussano alla porta:
«Chi è?»
«È la Croce Rossa»
«Grazie, ma abbiamo già dato!»

-Un genovese va a registrare una nascita al suo comune. Allo sportello dello Stato Civile chiede:
«Quanto costa la registrazione di un bambino?»
L'impiegato: «Nulla. La registrazione è completamente gratuita».
E il genovese: «Molto bene! Allora registro anche la nascita del gemello».

-Un genovese torna a casa presto dal lavoro. Nel giardino di casa vede parcheggiato il furgoncino di un idraulico. Alzando lo sguardo al cielo esclama: "Ti prego, Signore, fa che sia il suo amante..."

-Partita di calcio Genoa-Sampdoria. L'arbitro lancia la monetina, duemila feriti...

-Come si fa a far guarire un genovese dalla balbuzie? Gli si fa fare una telefonata intercontinentale!

-Farmacia in un piccolo paese vicino Genova, non ci sono ancora molti turisti, il farmacista è sulla porta, vede passare un turista lo chiama e gli dice:
«Lei è venuto a comprare stamattina?»
«Si, ho comprato l'aspirina»
«Guardi, la commessa si è sbagliata, le ha dato la strichinina»
«Ma c'è differenza?»
«Eh sì, 6700 Lire!»
(3,46 €)

-Un vecchietto di 80 anni entra in farmacia e chiede:
«Ce l'avete il viagra?»
«Si»
«E i pannoloni?»
«Si»
«E le padelle?»
«Si»
«E i pappagalli?»
«Certo, ma perché tutte queste domande?»
«Mi devo sposare con una mia coetanea e volevamo fare la lista di nozze.»

-Ûn-a figginn-a de 14 anni a va da a maman:
«Moæ: son duî meixi che no me vegnan...»
A Moæ accatta o test de gravidansa e amian: positivo!!!
«Ti t'e ûn-a svergognâ, lé o l'è ûn porco, òua ti doviè spiegâ tûtto a têu poæ...»
A figginn-a, a se sera in ta sêu stansia, piggia o telefonin, parla pe duî segondi e sera.
Tempo ûn quarto d'öa, d'arente a-a casa o s'aresta ûn Ferrari, o chin-a ûn ommo distinto, brissolou, ben vestìo e o va a parlâ con a famiggia, intorno a-a toa do tinello, co o poæ che o l'amìa cattio.
«Me spiaxe pe quello ch'o l'è accadûo; tra e ätre cöse, no posso sposâ vostra figgia perchè mi g'ho ûn' ätra situassiun familiare; però, pe no defiame da e mæ responsabilitæ, dimmo che... se nascesse ûn-a figginn-a, ghe intestiô... dimmo duî apartamenti, tre botteghe e... mah, femmo ûn conto corente da 500.000€. Se fuisse ûn mas-cio, alöa ghe intestiè duî fabbriche e ûn conto corente da 500.000€. In caxo de duî binelli, femmo ûn-a fabbrica e 250.000€ a testa. E se, maniman, vostra figgia a dovieva perde o figgiêu...»
O poæ, ch'o l'ea stæto, scûo in scio moro, a sentî, o se issa, o ghe mette ûn-a man in sciâ spalla e o ghe dixe:
«E se, maniman, a figginn-a a dovieva perde o figgiêu... ti, ti te a becci ûn' ätra votta!!!»

-Porto de Zena, gh'è di operai chi lôuan, stan caregando 'na nave quande a ûn çerto punto cazze ûn container e o sciô Parodi o gh'arreste sotta e o mêue. Aloa i sêu colleghi len preoccupei de comme fä ad avvisâ a moggê sensa traumatizzäla, nisciûn ghe vêu andâ finché ûn o dixe:
«Va ben ghe vaggo mì»
«Scì, ma dìgghelo con delicatessa»
«Scì, va ben».
O l'arrive davanti a-a cà da moggê, o sêune e quande s'arve a porte o dixe:
«Vedova Parodi?»
«Parodi si, ma vedova no»
«Scommettiamo?»

-Gexa de S. Loenso a Zena, ûn cädo allucinante, gh'è 'na scignoa ûn pö grossa, a l'è assettâ in sci gradin da gexa ca se mangie 'na pateca, a l'à e gambe ûn pö larghe e se ghe vedde tûtto l'orto, passe ûn scignoro e o ghe dixe:
«Scignoa, ca sëre ûn pö e gambe che se vedde tûtto!»
e lé: «E scì, se sëro e gambe e mosche i me van in sciâ pateca!»

-Un cacciatore va a caccia: Pim! una pernice. Pum! un fagiano. Pam! un altro fagiano.
Torna a casa dalla moglie e le dice: «Mia! Pim Pum Pam, ûn-a pernixe e duî fagian».
E lei gli risponde: «Mia, Pe in Pumpin ûn-a pelissa e in capellin!»

-Un'avvenente bionda si reca la sera sulla scogliera di Portofino e, insoddisfatta della vita decide, di suicidarsi. Ferma sull'orlo del baratro, guardando sotto le nere onde che si infrangono sugli scogli in un ribollire di schiuma e frastornata dall'ululare del vento, pensa e ripensa alla sua vita trascorsa, alle insoddisfazioni, alle angherie sopportate, alle offese e agli errori commessi. In questo stato d'animo è quasi finalmente decisa a saltare nel vuoto quando passa di lì un marinaio che le dice:
«Ma perché sei tanto triste? Non fare pazzie! Tu sei importante prima di tutto per te stessa! Anzi guarda, io domani salpo con la mia nave per l'America, se vuoi ti porto con me e provvederò a tutto: viveri, acqua per il viaggio, una sistemazione e un lavoro una volta giunti a New York.»
La poveretta, pensando che a quel punto non aveva nulla da perdere, accetta e l'indomani si incontra con il marinaio che la fa salire a bordo di una nave e la nasconde in una lancia di salvataggio. Ogni notte il marinaio viene a trovarla e le porta dei panini, del succo di frutta e tutto ciò di cui ha bisogno. Lei, un po' per riconoscenza per colui che l'aveva salvata ed un po' per l'affetto che cominciava a provare, si concede al marinaio e fanno sesso tutte le notti. La cosa va avanti così per alcune settimane, sino a quando il comandante del bastimento la scopre dentro la scialuppa, durante un giro di ricognizione e su tutte le furie la interroga:
«Cosa fa a bordo della mia nave e dove crede di andare?»
La donna risponde: «Ero disperata, un suo marinaio mi ha aiutata, tutte le notti mi porta da mangiare e del succo di frutta da bere e io per riconoscenza gli permetto di fare l'amore con me per tutta la notte, sino a quando non saremo giunti a New York, dove mi ricostruirò una nuova vita...»
«Senti bellezza... - risponde il comandante - che tu sia stata disperata lo capisco, che tu voglia andar in America a rifarti una nuova vita anche, ma c'è una cosa che devi sapere: questo è il traghetto che fa servizio fra Genova e la Corsica, tutte le notti, andata e ritorno...»

-Un Genovese va dal gommista con un profilattico forato e gli domanda:
«Per favore me lo vulcanizzi ancora una volta?»
Il gommista lo guarda con sgomento e risponde: «Ma, belandi, te l'ho già riparato 5 volte, non sarebbe ora che te ne comprassi uno nuovo?»
E l'altro: «Eh si, io lo comprerei uno nuovo, ma i miei 5 soci non sono mica d'accordo...»

-Fra due amiche:
«Cöse t'à regalòu têu màjo pe Natale?»
«Oh, ûn belin...»
«T'ôu faièsci cangio co'n foulard?»

-Fra due amici:
«Dove la porti tua moglie per le nozze d'argento?»
«A Caracas»
«Oh belin... e per le nozze d'oro?»
«La vado a riprendere».

-Cosa pensano che sia il 740 nelle varie città d'Italia?
A Milano: la denuncia dei redditi.
A Genova: una rapina!
A Roma: la Volvo 740.
A Napoli: le otto meno venti.
A Palermo: ma chi minchia di calibro iè questo?

Sull'AVARIZIA:
-Colmo per un ligure? Usare la carta igienica da un lato solo!

-Colmo per un avaro? Ascoltare un discorso... senza interesse!

-Economo: autodefinizione dell'avaro!

-Notizia giornalistica: scontro fra 2 tassì a Genova, 20 feriti!

-Come si fa a far stare 12 liguri in un taxi? Si getta una monetina sul sedile posteriore.

-Perché i liguri d'inverno si fanno crescere la barba? Perché è il modo più economico per riscaldarsi.

-Perché i genovesi non amano i frigoriferi? Perché non sono mai sicuri che chiudendo la porta si spenga la luce!

-Perché i genovesi seppelliscono i morti con la testa di fuori? Per risparmiare sulla fotografia!

-Che tipo di olio usa la tipica massaia genovese? Quello della vicina.

-Fra liguri:
«Bacci ha lasciato tutto all'orfanatrofio.»
«Ah si? E cosa ha donato?»
«8 figli!»

-«È morta zia Caterina»
«E cosa aveva?»
«Due catenine, un orologio d'oro...»

-Parlando di un defunto: «...perfino il vuoto che lasciò nei cuori era a rendere!»

-Coppia di marito e moglie, lei rimane affascinata davanti alla vetrina di una gioielleria e, guardando il marito, dice:
«In çinquant'anni no ti m'è mai accattou ninte!»
«Veramente non sapevo c'avessi qualcosa da vendermi.»

-Chi è stato l'inventore del puzzle? Un genovese quando gli sono cadute 1000 lire nel frullatore.

-Che cos'è l'avarizia? È un continuo vivere in miseria per paura della miseria.

-Perché l'avaro è un ottimista? Perché pensa sempre al futuro (convinto di esserci ancora!)

-Sono molto affezionato al mio orologio. Me lo ha venduto mio padre sul letto di morte! (Woody Allen)

-Un ebreo e un genovese si incontrano in una trattoria per una colazione di lavoro; mangiano e discutono dei loro affari. Quando si presenta il cameriere con il conto, lungo silenzio e poi si sente una vocina che dice in perfetto genovese «Ninte scherzi! Anchêu pago mì!» (oggi pago io)
Titolo sul giornale del giorno dopo "noto ventriloquo ebreo ucciso a forchettate in una trattoria della Foce".

- Come si capisce che una barca è di un genovese? Non la seguono i gabbiani.

La STORICA (1920):
-Baciccin sul letto di morte guarda i suoi parenti raccolti attorno al letto:
«La Marietta, mia nipote è qui?»
«Son qui barba!» (zio)
«E mia moglie la Nina dovve a l'è?»
«Son qui, stai tranquillo, ghe semmo tutti!»
«Ma allora nello scagno (ufficio) chi c'è rimasto?» variante «Ma allora come mai che in cucina c'è la luce accesa?»
LE PREVISINIONI